Mondo Oltro ha ascoltato con grande gioia "Life In Mono", il nuovo album di Emma Bunton. E, dopo aver letto un'intervista a Baby Spice in cui diceva di essere rimasta sbalordita dalla sincerità delle sue canzoni dopo averle riascoltate su disco, abbiamo deciso di analizzarle con attenzione.
Ecco qualche assaggio delle liriche:
"He loves me, oh he loves me not
He loves me, oh he loves me not
He loves me, oh he loves me not
He loves me, oh he loves me not
I wish I knew, I knew, I knew"
Emma sfronda il suo songwriting dagli inutili manierismi: lui non la ama e lei avrebbe voluto saperlo prima. Parole semplici ma affilate come lame.
"I go to Cairo
I go to St. Tropez
There are so many people always getting in my way "
L'affollamento negli aeroporti è un grave problema che la penna di songwriter di Emma Bunton non si vergogna di denunziare con acume e sprezzo delle convenzioni.
"It's hard to hold it
It's hard to hold it
Yeah-yeah
Yeah-yeah
It's hard to hold it
It's hard to hold it "
"È difficile trattenerlo, sì sì..." Emma si fa sibillina. Quello che sembra un doppio senso un po' pecoreccio o del semplice toilet humour diventa una metafora della Creazione artistica. Creazione con la C maiuscola. Difficile trattenere il fiume in piena dell'ispirazione... è tutto uno scorrere, un panta rei, un magna magna.
"Gotta take my bike to the train
Train to the bus
Bus to the beach and sail on
And then I'll surf to the shore
Walk to the plane
Fly to what I can depend on"
Nuovi problemi di mezzi di trasporto per Emma che, ancora una volta, denunzia l'inaffidabilità delle linee aeree. L'attualità irrompe nei suoi testi con l'urgenza della cronaca e la critica sociale scorre come un fuoco sottocutaneo.
Mondo Oltro è sinceramente ammirato dall'onestà di queste canzoni. Siamo anche scioccati dalla brutalità con cui Emma Bunton è riuscita ad affrontare certi temi scottanti. Ma riteniamo che un'artista debba sempre e comunque esprimersi anche se crea controversia o alza polveroni mediatici. Mondo è al fianco di Emma, naturalmente, nella sua battaglia per una pop music coraggiosa, schierata politicamente, e soprattutto, orgogliosamente oltra.