We are Freaks
Da veri amanti del musical off off off off off off Broadway (praticamente alla fine risulterebbe una traversa della Palmiro Togliatti) abbiamo amato à la folie Hedwig and the Angry Inch. Quando abbiamo scoperto che a Roma mettevano in scena la sua versione in italiano abbiamo pensato, come ogni persona sana di mente a questo mondo, che si trattasse di un autentico sconcio. Uno scandalo. Un'impudenza!
Così ci siamo precipitati a vederlo.
Pier Luigi Misasi (visto in "Don Matteo III", fra gli altri. bello sapere che c'è una drag queen in pectore che si aggira fra le fiction pretesche della Rai) è una versione imbolsita e platinettiana di Hedwig - con costumi di scena tremendi (a parte una deliziosa parrucca fatta di marshmallows) ma un invidiabile stacco di coscia.
(Nota per la truccatrice: tesoro, non tutte le drag devono obbligatoriamente conciarsi come la Platinette. Per essere credibili da travestiti ci si può ispirare anche ad altri fondamentali personaggi della scena. Come Amanda Lear, Daria Bignardi o Bruno Vespa. )
Estetica a parte, Misasi ha dalla sua una presenza scenica fortissima (e non stiamo parlando delle sue dimensioni artistiche), reggerebbe bene il palco anche senza la band che lo accompagna (anche se sono molto bravi), ed è irresistibile nelle rare (peccato) volte in cui si lascia andare all'improvvisazione, allontanandosi dal testo che tradotto in italiano perde molta della sua verve.
Curioso, poi, che le canzoni di Hedwig adattate nella nostra lingua assomiglino in maniera inquietante a brani dell'ultimo album di Nek. John Cameron Mitchell andrebbe informato seduta stante. Secondo Mondo Oltro si prospetta un altro caso "I Cigni di Balaka"!
In più: band molto bene affiatata e sonoro eccellente. Inquietante sentire Hedwig cantare come Bocelli, ma dopo un po' ci si abitua e fa anche piacere sentire dei cambi di tonalità su canzoni tanto amate come "Angry Inch" o "Sugar Daddy".
Meno interessante Roberta Formilli nel ruolo di Yitzhak (ma forse era in una serata no?), stratosferica Yasemin Sannino (era nella colonna sonora de "Le Fate Ignoranti") anche se in un ruolo incomprensibile, oltretutto assente nell'originale. Scenografia ridotta ai minimi termini, con elementi che secondo noi non c'entravano nulla (una carrozzeria d'auto appesa al muro), ma in generale senza stonature.
In definitiva: Misasi vale, lo amiamo anche se è così diverso dall'efebo Mitchell. Ma è ingiusto fare troppi paragoni. Questa Hedwig probabilmente nasce nei bassi napoletani più che a Berlino Est. Da vedere, finché c'è (sei o sette repliche ancora, il calendario è qui).
2 commenti:
alle 12:27, Paso ha detto
ma roberta formilli è per caso parente di milli formilli? :P
alle 14:10, Anonimo ha detto
Che cazzata di critica.Hedwig italiano arricchisce l'americano per me che amo l'originale.Un'hedwig più vicino agli uomini ,all'umanità e non solo vicino ai trans ,travestiti.Io ho pianto per questa Hedwig così disperata alla ricerca di una sua completezza,ecco la genialità del personaggio della Yasmin:l'altra meta,la completezza,l'accettarsi in toto e lasciare libera la parte di se troppo dipendente,ecco il personaggio di Ytzak, espresso in maniera egregia dalla Formilli.Ho visto gente commuoversi al dramma di Hedwig e la seconda sera che sono andata ai ringraziamenti una vecchietta ha avvicnato Hedwig e dandogli una caramella gli ha detto:Dovete vivere per altri cento anniperil bene che fate.
Perciò un consiglio:mandate gente competente a teatro a recensire un opera,che non si fermi alla parrucca alla Platinette e vada oltre sforzandosi se ne è capace di capire quei simboli fin troppo chiari di un pccolo gioiello a cui Stephen Trask dopo la prima in Versila ha dato la sua benedizione dichiarando che questa è l'edizione più bella della sua opera rock.
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